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  • AcliTrieste

Il voto al referendum. Il punto di vista delle Acli di Trieste.


Caterina, quattro anni tra poche settimane, stamattina mentre faceva colazione è andata in panico: non riusciva a tirar su con il cucchiaino gli ultimi pezzi dei suoi cereali, che galleggiavano nel bicchiere.

Un problema, per lei, insormontabile, che l'ha fatta impazzire. Pianti e urla di rabbia contro i fiocchi di riso soffiato.

Capita quando si è piccoli, quando non si hanno strumenti a sufficienza, di sentirsi impazzire per non riuscire a superare un ostacolo, o completare un gioco, un compito, una colazione.

Il compito del genitore non è solo quello di spiegare "la sua verità", ammesso che questa esista. La sua preziosità sta nel prendere Caterina sulle ginocchia, abbracciarla, prendere il cucchiaino e insieme recuperare gli ultimi rimasugli della colazione, rimettendo ordine, riportando la calma, riconducendo il problema al suo valore reale, ben distante da quanto percepito se fosse rimasta da sola, con i nemici del mattino.

Così accade che anche per gli adulti: un sì porta l'Italia nell'Olimpo dei paesi moderni, per il no c'è il baratro.

Vale anche il contrario: chi vota sì ci consegna alla neo-dittatura , chi vota no è paladino della democrazia.

In mezzo ci siamo noi con le nostre escandescenze, a colpetti di Facebook, privi di quegli strumenti che ci permetterebbero di discernere e soprattutto di dare il giusto peso alle cose.

Mi piace pensare che la mia esperienza alle Acli sia molto simile a quella di Caterina, salita sulle gambe di papà, che ritrova la serenità, non già per aver ricevuto l'indicazione di un voto obbligato, ma la consapevolezza e la ragionevolezza che permette di collocare il quesito referendario nel giusto alveo delle opzioni previste, per regolare la nostra civile convivenza. Uscendo così da quella trappola mediatica che narra di un referendum come di un giudizio universale, che segnerà per sempre i nostri destini, le nostre vite da semidei o da derelitti.

Così, abbiamo prima di tutto ascoltato, abbiamo riflettuto, anche a fatica, cercando di capire gli aspetti tecnici, le radici storiche dei nodi della costituzione interessati dalla riforma e abbiamo ragionato in modo rispettoso ed equilibrato sui contesti attuali e sui possibili scenari futuri.

Alla fine abbiamo tratto alcune sintesi. Le abbiamo intitolate "Sì, ma..." e vorrei condividerne le ragioni.

Sì, ma... la qualità della riforma dipende dalla regolamentazione successiva;

Sì, ma... si tratta di un voto al referendum, non al governo;

Sì, ma... pensiamo che la politica rimanga infinitamente lontana dai cittadini e non per colpa della costituzione;

Sì, ma... vorremmo vedere cambiare il metodo con cui questa politica si occupa della res pubblica;

Sì, ma... se vince il “no” non andremo all'inferno;

Sì, ma... se qualcuno vota “no” non lo manderemo all'inferno;

Sì, ma... non è questo il modo per chiedere il parere dell'uomo comune;

Sì, ma... l’Italia ha perso troppo tempo in campagna elettorale;

Sì, ma... i nodi cruciali per il rilancio del nostro paese sono altri;

Sì, ma... abbiamo bisogno di comunità unite, non di tifoserie da stadio.

L'idea più diffusa all’interno della nostra associazione è quella del voto affermativo al referendum del 4 dicembre ma non è l'unica posizione alle Acli. In esse trovano cittadinanza anche idee diverse. La ricchezza di questa esperienza sta nella gestione della complessità, non nella semplificazione per eliminazione del diverso e anche in questo caso ne sto sperimentando la fatica ma anche il suo valore.

Così, una volta in più, ho avuto piena consapevolezza di poter contare su persone capaci di riflettere e di trovare un orientamento in modo onesto e sincero, dando lo spazio per dissentire ma chiedendo la responsabilità di approfondire.

Alla fine, votate come ritenete, ma fatelo in buonafede!

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